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Anziani e fragilità: una transizione prevedibile?
Anziani e fragilità: una transizione prevedibile?

Anziani e fragilità: una transizione prevedibile?

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Anziani e fragilità: una transizione prevedibile?

La fragilità: definizione clinica
Nell’immaginario comune, gli anziani sono spesso considerati “fragili”. In geriatria, tuttavia, la fragilità è una sindrome clinica definita, caratterizzata da vulnerabilità aumentata e rischio maggiore di eventi avversi (cadute, ospedalizzazioni, ecc.). Non è una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento; può anche essere invertita, rappresentando un segnale di riduzione delle riserve funzionali del corpo.

Prevalenza e i cinque criteri di Fried
Recenti studi mostrano che nei Paesi ad alto reddito, circa l’11% degli ultrasessantacinquenni non istituzionalizzati è fragile, con una prevalenza maggiore nel genere femminile. La fragilità è definita come esaurimento delle risorse funzionali. Il modello diagnostico di Fried identifica cinque criteri chiave:

  • Spossatezza ed esaurimento: fatica persistente che non migliora con il riposo.
  • Debolezza: ridotta forza muscolare, spesso legata alla sarcopenia e a malattie concomitanti.
  • Lentezza nel camminare
  • Perdita di peso involontaria
  • Ridotto livello di attività fisica: impegno minimo in attività quotidiane e ricreative.

 

Classificazione e implicazioni della fragilità
Il modello fenotipico classifica le persone in “robusti”, “pre-fragili” e “fragili”, a seconda del numero di criteri presenti. Il “fenotipo fragile” include caratteristiche come la perdita di peso (>4,5 kg nell’ultimo anno) e affaticamento frequente. La fragilità può portare a un circolo vizioso, in cui diminuzione dell’attività fisica contribuisce a sarcopenia e debolezza. Sono disponibili scale di valutazione come il Tilburg Frailty Index e il Frailty Index, utili sia nei pazienti cronici che in condizioni acute.

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L'approccio multidisciplinare per gestire la fragilità
Fortunatamente, la fragilità è una condizione reversibile che può essere gestita con un approccio multidisciplinare che prevede:

  • INTERVENTO NUTRIZIONALE
    Una corretta idratazione, un adeguato apporto di proteine (1-1.2 g/kg di peso corporeo al giorno) e l’assunzione di alimenti o integratori ricchi di vitamina D e calcio, sono fondamentali per prevenire la stanchezza e favorire la corretta funzionalità di muscoli e ossa.
  • ESERCIZIO FISICO
    Combina esercizi aerobici, di forza e di equilibrio per migliorare la stabilità e ridurre il rischio di cadute.
  • INTERVENTO MEDICO E FARMACOLOGICO
    Il geriatra coordina la gestione delle patologie e ottimizza la terapia farmacologica, riducendo l’uso dei farmaci che possono causare spossatezza.
  • INTERVENTO SOCIALE E TECNOLOGICO
    Incoraggiare la partecipazione sociale e l’uso della tecnologia per combattere l’isolamento.

 

Conclusioni: invecchiare in salute
In sintesi, la prevenzione della fragilità richiede un impegno a lungo termine per rallentare il declino fisico e cognitivo, riattivando corpo e mente per migliorare la qualità della vita. Agire su più fronti è la chiave per invecchiare in salute, dignità e autonomia. “Mens sana in corpore sano”: una mente sana esiste solo in un corpo sano.

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